di Gaia Agnelli - foto Fabio Voglioso

I baresi che fanno la spesa al mercato: «Scomodo e caotico, ma c'è più scelta e tanta "umanità"»
BARI – «Mi diverte fare la spesa qui: scelgo i prodotti con le mie mani, chiacchiero con i venditori contrattando sul prezzo, risparmio e passo anche il tempo». Sono le parole della 78enne Rosita, che spiegano il motivo per cui a Bari c’è ancora chi continua a fare la spesa al mercato rionale, preferendolo all’onnipresente supermercato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Negli ultimi decenni infatti il modo di acquistare i prodotti alimentari si è trasformato radicalmente, soprattutto nelle grandi città. I piccoli negozi e i mercati hanno ceduto il passo a minimarket, supermarket e ipermercati: strutture di diverse dimensioni sempre aperte (a differenza dei mercati che chiudono alle 13), ubicate magari sotto casa o al contrario in luoghi più decentrati ma in cui è facile trovare parcheggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La comodità ha quindi preso il sopravvento sul folclore e sulla vivacità dei mercati, ma anche sulla varietà dei prodotti acquistabili in questi colorati posti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure c’è chi continua imperterrito a frequentare i classici mercati. Si tratta soprattutto di anziani: persone che hanno più tempo per poter selezionare con calma i prodotti e contrattare sul prezzo. Ma individui, anche, che non hanno mai smesso di pensare che per mangiare bene bisogna scegliere bene e che continuano a dare valore a una chiacchera, a un sorriso o a un saluto: ai quei rapporti umani che arricchiscono l'esistenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi è difficile fare anche un conto di quanti supermercati ci siano in città: ce n’è praticamente uno ogni 100 metri. Al contrario i mercati rionali, dopo aver perso la caratteristica di essere all’aperto, hanno trovato posto in poche strutture al coperto. Per la precisione 10: “Sant’Antonio” in piazza Balenzano, “San Girolamo” in via San Girolamo, “Santi Pietro e Paolo” in viale Lazio, “San Pio da Pietralcina” in via Caldarola, “Santa Chiara” in via Aristosseno, “Santa Scolastica” in viale Papa Giovanni XXIII, “San Marcello” in via Fortunato, “Madonna del Carmelo” in corso Mazzini, oltre a quello ancora presente nell’Ex Manifattura dei tabacchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo andati a visitare quello di Santa Scolastica, posto tra Carrassi e Poggiofranco: il più grande della città e il più famoso, visto che fu inaugurato nel 2011 sulle “ceneri” del leggendario mercato scoperto di via Monte Grappa. (Vedi foto galleria)

Entrando dall’ingresso principale posto ad angolo tra viale Papa Giovanni XXIII e via Giulio Petroni, ci addentriamo quindi in quest’area di circa ventimila metri quadri coperta da una tettoia in legno. Sulla sinistra ecco le prime bancarelle che vendono pesce e in un attimo ci ritroviamo davanti al folclore “made in Bari” che si manifesta in tutta la sua potenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vediamo infatti i pescivendoli richiamare i passanti in tutti i modi: fischiettando, intonando canzoni d’amore e assegnando loro nominogli quali “onorevole” e “presidente”, per poi elencare ad alta voce la merce esposta sul bancone invitando i clienti a non farsela scappare. Tra “cocci”, cozze a volontà, “allievi”, triglie, pescatrici, totani, “cicale” e seppie vive, notiamo addirittura un venditore che bacia un pesce per dimostrarne la bellezza e qualità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Venire qui mi mette di buon umore - dichiara la 65enne Annamaria, intenta a comprare il pescato per il pranzo -. Preferisco questo clima di allegria e "umanità" alla serietà che invece riscontro nei “freddi” ipermercati, dove come robot si aspetta il proprio turno al bancone, per poi ordinare e andare subito via. Tra l’altro qui c’è molta più varietà: nei grandi magazzini la merce è sempre la stessa, il pesce è solo di allevamento e non è possibile scegliere tra prodotti diversi ogni giorno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dello stesso pensiero è l’81enne Tonino, che incontriamo davanti alla bancarella di macelleria e polleria “De Matteo”. «Mi servo da loro da quando ero bambino - afferma -: i miei genitori erano amici dei vecchi titolari e frequentavano quotidianamente il mercato quando si trovava in via Monte Grappa. Adesso al bancone c’è il figlio Gabriele e io continuo a venire appositamente qui, per acquistare dai De Matteo così come abbiamo sempre fatto in famiglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Seguiamo il flusso di clienti carichi di buste e carrelli portati da casa, per arrivare nella zona della frutta e verdura. Qui a dominare sono le voci delle signore che si impongono sui venditori gridando «fammi due euro», «toglimi cinquanta centesimi», «aggiungimi un altro euro di mandarini». Il tutto mentre con le proprie mani afferrano e tastano pesche, kiwi, mele e pere per scegliere quelli migliori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Cerco sempre la qualità e il risparmio – spiega la 73enne Isabella, mentre indica al fruttivendolo Vito ciò che vuole –. Quando vado al supermercato la merce è quella, non posso toccarla e me la devo pure pesare io. Tra l’altro non posso neanche contrattare sul prezzo e devo pure pagare le buste di plastica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo ora davanti alla “Bottega di salumi e formaggi” di Pasquale e al panificio di Giuseppe, dove diversi cartelli colorati recitano “pane affettato al momento” o “bufala e mozzarella a chilometro zero”. E poi ancora visitiamo il box delle olive, quello degli articoli casalinghi, dei detersivi “alla spina” e dei fiori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E superato il box del "re del baccalà" Martino che vende questa specialità da decenni, poco più avanti incontriamo il pescivendolo Vito che regala ai passanti le ultime prelibatezze del giorno prima di chiudere la saracinesca: ciambotto, “malandre”, addirittura un polpo che offre crudo per un assaggio ai avventori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mi faccio pubblicità così - spiega -, i baresi devono ricordarsi cosa vuol dire mangiare prodotti freschi e a chilometro zero, come si è sempre fatto. Eppure è una battaglia persa: ormai i cittadini preferiscono andare nei comodi centri commerciali, che sono sempre aperti e dove è più facile trovare parcheggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma c’è chi al caos e alla vitalità del mercato continua a non rinunciare, come la 93enne Giuseppina, che incrociamo con il suo carrellino davanti alla bancarella del “Castagnaio” il cui cartello di benvenuto recita simpaticamente: “compri oggi e paga a Natale”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Frequento il mercato da quando ho dieci anni e non ho mai fatto la spesa in un posto diverso – ci racconta l’anziana signora mentre osserva le casse colme di castagne, legumi, mandorle e taralli -. Ci vengo ogni giorno, anche se non devo comprare nulla: è un pretesto per passeggiare, mantenermi attiva, conoscere persone e per respirare un’atmosfera senza tempo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Entrando dall’ingresso principale posto ad angolo tra viale Papa Giovanni XXIII e via Giulio Petroni...
...ci addentriamo quindi in quest’area di circa ventimila metri quadri...
...coperta da una tettoia in legno
Sulla sinistra ecco le prime bancarelle che vendono pesce e in un attimo ci ritroviamo davanti al folclore “made in Bari” che si manifesta in tutta la sua potenza
Vediamo infatti i pescivendoli richiamare i passanti in tutti i modi...
...per poi elencare ad alta voce la merce esposta sul bancone invitando i clienti a non farsela scappare
Tra “cocci”, cozze a volontà, “allievi”, triglie, pescatrici, totani, “cicale” e seppie vive, notiamo addirittura un venditore che bacia un pesce per dimostrarne la bellezza e qualità
Seguiamo il flusso di clienti carichi di buste e carrelli portati da casa...
...per arrivare nella zona della frutta e verdura
Qui a dominare sono le voci delle signore che si impongono sui venditori gridando «fammi due euro», «toglimi cinquanta centesimi», «aggiungimi un altro euro di mandarini»
Il tutto mentre con le proprie mani afferrano e tastano pesche, kiwi, mele e pere per scegliere quelli migliori
Passiamo ora davanti alla “Bottega di salumi e formaggi” di Pasquale...
...e al panificio di Giuseppe...
...dove diversi cartelli colorati recitano “pane affettato al momento” o “bufala e mozzarella a chilometro zero”
E poi ancora visitiamo il box delle olive...
...quello degli articoli casalinghi, dei detersivi “alla spina” e dei fiori
E superato il box del "re del baccalà" Martino che vende questa specialità da decenni...
...poco più avanti incontriamo il pescivendolo Vito che regala ai passanti le ultime prelibatezze del giorno prima di chiudere la saracinesca: ciambotto, “malandre”...
...addirittura un polpo che offre crudo per un assaggio ai passanti



Gaia Agnelli
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Fabio Voglioso
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  • Antonio - La mancanza di parcheggio incentiva la fuga verso gli ipermercati che hanno immensi parcheggi ,ciò comincerà ad impoverire i mercati rionali che col tempo spariranno completamente


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